Fare video storytelling è una delle tecniche di comunicazione più usate negli ultimi anni: si tratta di un vasto mondo dove le regole variano a seconda della piattaforma, dei codici espressivi e delle logiche narrative utilizzate.
Iniziando dalla modalità di fruizione si identificano facilmente le differenze tra le varie piattaforme.
Ad esempio, su YouTube i video sono in orizzontale e spesso hanno una durata piuttosto lunga.
Facebook, invece, concede in tal senso, più possibilità in termini di formati e presenta spesso video molto più brevi. La fruizione può essere intenzionale o non intenzionale e il video si può presentare come live o registrato.
Al giorno d’oggi gli smartphone ci danno l’opportunità di interagire in diretta con chi sta visualizzando la live e di creare e diffondere video con una facilità che fino a qualche anno fa non era immaginabile.
Ma cosa si intende per codici espressivi?
I codici espressivi sono un gruppo di elementi che vengono messi insieme per produrre un significato.
Una lingua, ad esempio, utilizza determinati codici che permettono di dargli un senso.
I codici espressivi sono caratterizzati da:
- Significazione: la produzione di un senso legato a ciò che si genera
- Insieme di possibilità: la scelta di determinati elementi piuttosto che altri a seconda del significato
- Fattori culturali
- Fattori tecnologici
- Fattori visivo/sonori
- Fattori sintattici
È quindi importante che il video, mettendo insieme i vari elementi che ne costituiscono il significato, riesca a trasmettere un messaggio in modo efficace e efficiente non soltanto dal punto di vista del messaggio in sé, ma anche da punti di vista tecnici e culturali. È importante che ci sia una buona inquadratura e una buona qualità audio e video ma anche un buon utilizzo della scrittura, dell’abbinamento degli elementi, del marchio e dei riferimenti culturali.
Come nel copywriting può tornare utile utilizzare dei “modi di dire”, nel video editing si usa fare riferimenti video a elementi culturali (es. un film famoso, una serie tv, un avvenimento storico)
Ma com’è stato detto, i video devono essere pensati e realizzati in modo differente anche a seconda della piattaforma sulla quale verranno pubblicati.
Un video creato per Facebook ha un ciclo di vita molto breve e di conseguenza, se si intende perseguire una strategia di videostorytelling, è necessario pubblicare video spesso. Nel giro di 24 ore infatti, nella maggior parte dei casi questi non verranno più visualizzati.
Su YouTube invece è più facile che il video continui a essere visualizzato per lungo tempo, in genere si ha una riduzione graduale del tasso di crescita delle nuove visualizzazioni (coda lunga).
Un video però non è solo questo. Dietro a ogni video c’è anche un intento, uno scopo, o forse sarebbe meglio dire un’utilità che il video stesso punta a fornire.
I video possono diffondere una curiosità, un discorso famoso, un’evoluzione (di una azienda, di un personaggio ecc…), possono dare delle dritte e diffondere notizie (news). Possono essere live, possono essere Vlog (blog in formato video) e si prestano a tantissime modalità di realizzazione che possono richiedere più o meno conoscenze e attrezzature diverse.
L’argomento è vasto!
Il miglior modo per comprenderlo è quello di guardare e prendere spunto da video già realizzati per ognuno degli esempi sopra riportati. Per ulteriori approfondimenti è disponibile anche il webinar gratuito:
Video storytelling: strutture narrative dei video nei social media